in Eventi aziendali

Il valore aggiunto di un wedding planner passa anche attraverso la ricerca

foto di Daniela Katia Lefosse

Ben ritrovati 🙂

Oggi vi vorrei parlare di uno degli aspetti che più mi divertono del mio lavoro: la ricerca dei fornitori.

L’attività di ricerca non è strettamente contestuale alla commissione di un nuovo lavoro bensì è perenne. Io non mi fermo mai di ricercare. Ho sempre sete di scovare un nuovo talentuoso partner con cui lavorare. Ritengo che un professionista del settore possa essere completo solo se è in grado di poter assecondare il cliente nelle sue richieste più particolari. Può essere una frase scontata ma non lo è. Nella maggior parte dei casi i clienti non mi assumono perchè hanno bisogno di una persona che li aiuti a gestire i pagamenti e il budget ( si, questo è anche un aspetto ) ma lo fanno perchè vogliono la consulenza di una persona che possa avere un indotto di fornitori che sia in grado di soddisfare richieste molto particolari e personalizzate andando a rappresentare, appunto, quel valore aggiunto per cui oggi sono qui a scrivere.

La ricerca dei fornitori non è semplice.  La difficoltà e la bravura, diciamolo pure, sta proprio nel fatto di trovare quello giusto: che abbia in comune lo stile degli sposi e che si amalgami perfettamente con il resto del team che coordino. Questo è uno dei motivi per cui non lavoro sempre con gli stessi fornitori ed è uno dei motivi per cui ritengo fondamentale entrare in empatia con i miei clienti perchè è solo interagendo amichevolmente con loro che posso comprendere fino in fondo le loro aspirazioni, i loro gusti e proporre il fornitore perfetto.

Oltre a questo aspetto professionale mi piace dirvi anche che amo questa attività di ricerca perchè di natura sono una persona moooolto curiosa 🙂 . Non a caso ho deciso di mettere sulla mia bio in instagram questa frase che adoro e mi rappresenta un sacco : ” la curiosità è quel qualcosa in più che ci spinge a migliorare ogni giorno”

Voi siete curiosi? Vi piace ricercare o siete tra quelli che “buona la prima, massimo la seconda”? 😛

Alla prossima,

Claudia